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anatomia teatrale
Siamo veramente consapevoli del nostro corpo e del suo funzionamento? Pensiamo mai ai nostri organi interni e all'importante lavoro che svolgono per noi ogni giorno? Ci siamo mai chiesti dove vanno le nostre emozioni mai ascoltate?

Se solo ci capitasse, di tanto in tanto, di pensare con attenzione ai nostri organi interni, potremmo veramente renderci conto dell'importante lavoro che ogni giorno, 24 ore su 24, viene svolto all'interno di noi stessi senza che neanche riusciamo ad esserne consapevoli. I nostri organi, le nostre ossa, i muscoli e tutto ciò che compone la struttura anatomica, lavora ogni giorno instancabilmente, e senza riconoscimento, per garantire il benessere del nostro organismo-casa chiamato corpo. Se solo potessimo esprimere gratitudine e riconoscenza per questo prezioso lavoro il rapporto con noi stessi, e la percezione che ne abbiamo, potrebbe sicuramente giovarne!

E come? I percorsi di ANATOMIA TEATRALE consentono di fare un'esperienza di ascolto profondo e di immersione in noi stessi. Entrando in contatto con le nostre parti più interne e nascoste possiamo attivare una forma di dialogo e di comunicazione empatica da proiettare nella messa in scena di un teatro in cui il corpo diviene metafora del rapporto che abbiamo con noi stessi e nella relazione con gli altri. Mettere in scena le relazioni tra i nostri organi e la nostra capacità di riconoscere e sostenere il loro operato, ci aiuta a sviluppare un’attitudine fondamentale all’autostima, alla gratitudine e al senso di cooperazione. Per migliorare la qualità del nostro relazionarci con il mondo esterno è importante innanzitutto fare esperienza creativa di noi stessi per poi portare le nuove dinamiche e i nuovi copioni anche nella vita familiare, sociale e lavorativa.

Ma dove risiedono le nostre EMOZIONI? Potremmo forse immaginare l’esistenza di un corpo invisibile a stretto contatto con quello fisico? Ognuna delle emozioni che ci attraversa, in ogni momento della nostra giornata, ha un suo luogo deputato nel corpo fisico. Lascia tracce, indizi e immaginAzioni... Ma come fare per mettere in relazione l’emozione con il luogo fisico che la ospita? Come fare a dare voce, corpo e movimento a un’emozione affinché non resti inascoltata, rintanata e nascosta nel suo organo di riferimento? Come aiutare quelle parti di noi ad esprimersi perché non rimangano bloccate, ostinate o deluse col rischio di creare danno al corpo ospitante? Ecco che, dopo una prima parte di rilassamento profondo e visualizzazione anatomica per connetterci interiormente, si passa al gioco teatrale vero e proprio (to play) per la messa in scena degli organi e delle loro difficoltà ed impedimenti. I partecipanti si prestano ad interpretare la parte degli organi che vengono di volta in volta chiamati dall'attore protagonista che interpreta il ruolo del proprio organo di riferimento. A seconda dei casi, dunque, si mette in scena una rete di supporto e sostegno dell'area del corpo bisognosa di attenzione e cura. Si arriva poi al momento culminante di trasformazione e scioglimento che è al tempo stesso un ATTO METAFORICO  che consente di produrre dei cambiamenti visibili e riscontrabili anche nella vita di ogni giorno. Con l’attivazione del “SENSO DI METAFORA“, come modalità di conoscenza di sé stessi e dell’ambiente circostante, è possibile addentrarsi alla scoperta di splendidi paesaggi e personaggi, di storie e antiche fascinazioni,  per la creazione di un nuovo SPAZIO e di un nuovo TEMPO dedicato ad uno concetto di vita più creativo e appagante.

Le metodologie di Drammaterapia applicate durante i seminari di Anatomia teatrale non hanno nessun intento curativo, né sostituiscono l'intervento medico o altro personale sanitario qualificato nella diagnosi e nel trattamento delle situazioni cliniche. L'obiettivo è piuttosto quello di migliorare la consapevolezza corporea, la conoscenza di sé, delle proprie emozioni e le capacità espressive e relazionali.

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Una clessidra che non sa di essere clessidra lascia che la sabbia

svuoti e riempia, svuoti e riempia.
Vuoto e pieno, come un sasso,
abbandonato al mare,
che suona contro gli altri sassi
sul fondo dell'oceano,
come oceano è il nostro corpo:
vastità da amare, immensità da guardare con occhi puliti, scheletro, muscoli, viscere, pelle a cui dire grazie.
Grazie per il piede sinistro
che non può danzare senza il destro
e quando lo capisci i tuoi piedi
cominciano a fare l'amore.
L'amore...è una lettera scritta al proprio ovaio destro con parole intime e dense verso di sé, parole d'amore, parole di ricongiunzione, parole di ripartenza.
Ripartire anche quando la terra ti risucchia perché il cuore è collassato,
ma due mani ti reindirizzano alla tua forza di splendere.
Perché di splendere abbiamo bisogno
e di ghiaccioli all'anice da succhiare
con coraggio e di pronti interventi che puliscono la melma e il tanfo tutto intorno e che cercano elisir capaci di guarir ombelichi da cui non vuole uscir più nulla che assomigli al muco.
Hai presente quando tra lo stomaco
e il cuore hai quel dolore che non se ne vuole andare?
C'è chi diventerà i tuoi reni,
c'è chi proverà ad essere le tue mani,
c'è chi parlerà ai tuoi occhi chiusi
e poi li scioglierà in un abbraccio
c'è chi diventerà la voce giusta
nella tua testa nera e ammuffita,
quella che ti spinge ad agire.
Al di là dei tuoi progetti.
Al di là delle tue aspettative.
Ci sono gesti che possono curare,
ci sono parole che che sanno parlarsi,
ci sono respiri che desiderano solo connettersi.
E poi ci sono corpi capaci di trovare
soluzioni nuove, se solo si mettono in ascolto, in ascolto dentro,in ascolto fuori.
Dentro e fuori come soffio di vita
luminoso e continuo
che ha un sapore gustoso,
il sapore della pace,
il sapore dell'abbandono,
il sapore della liberazione,
il sapore della cura.

Restituzione poetica da parte di una partecipante al seminario di Anatomia teatrale (30 giugno 2019, Arona)

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